domenica 30 settembre 2012

Riso con le ortiche alla moda dell'Engadina


Le ortiche che avevamo tagliato circa un mese fa sono ricresciute, rigogliose e tenere, così le ho raccolte per cucinarle secondo questa ricetta poco conosciuta,  che a me piace molto. Me l'ha data una mia amica originaria dell'Engadina, ed io la preparo nei periodi, come l'inizio dell'autunno, in cui ci sono pochissime altre erbe da raccogliere.



In Svizzera addirittura l'ortica la sbollentano e la surgelano e mi hanno preparato questo piatto in dicembre.


Ingredienti:

-3 etti di riso semintegrale o integrale

-3 patate medie

-3 carote medie

-abbondanti cime di ortica (circa 2 etti)

-300 gr di formaggi stagionati misti, tipo emmenthal, fontina o toma stagionata (nella ricetta originale vengono utilizzati gli avanzi dei formaggi)

-2 spicchi d'aglio (o più se amate l'aglio)

-olio evo

- sale

Bollite il riso e quando è quasi a fine cottura aggiungete le ortiche, finite di cuocere e scolate: se le ortiche sono tenere come quelle che ho raccolto oggi bastano per loro 3 minuti di cottura.

A parte lessare la patata e la carota tagliate a dadini (la carota che ha un tempo di cottura un pò più lungo tagliatela a pezzi più piccoli, o mettetela a cuocere 10 minuti prima delle patate).

Tagliate a dadini anche i formaggi. In questa preparazione si riciclavano gli avanzi di formaggio, che erano diventati magari un pò brutti, vanno bene di qualsiasi tipo: fontina, emmenthal, toma, etc, purchè fondano bene. Una cosa molto importante, per quanto riguarda la scelta dei formaggi, è che siano fatti con latte di mucche allevate al pascolo, perchè così preserviamo l'ambiente, la salute delle mucche e la nostra: per saperne di più potete leggervi questo interessantissimo articolo e visitare il sito di Stefano Qualeformaggio

Mettete questi ingredienti in una pirofila bassa e larga, in modo che risulti uno strato di 2-2,5 cm, salate e mescolate bene.


Infornate per circa 20 minuti, intanto che i formaggi saranno fusi e si sarà formata in superfice una crosticina dorata.

 Rosolate l'aglio nell'olio e versatelo sul riso in maniera uniforme.



Approfittando di questa splendida giornata autunnale siamo andati a mangiarlo sotto la pergola.


Se volete saperne di più sull'ortica in giardino potete guardare qui

Con questa ricetta partecipo al contest "Sapori dimenticati" di MONTAGNE DI BISCOTTI


 

giovedì 23 agosto 2012

Insalata greca (piemontese) con le erbe selvatiche

Eccomi dopo tanto tempo in cui non sono riuscita a scrivere niente perchè anche quando avevo un pò di tempo ero troppo stanca, finalmente con mia grande gioia riesco a dedicarmi nuovamente al mio blog.
Oggi vi do la ricetta di questa insalata, che è una delle mie preferite per l'estate, anche perchè è un piatto unico e va benissimo quando si ha fretta, anche quando siete in vacanza.
In questa stagione non preparo ricette a base di lattuga o verdure simili, perchè le trovo molto più adatte alla primavera, e preferisco aggiungere le mie erbe alle verdure estive come ad esempio i pomodori.


ingredienti:

pomodori

feta biologica   200 gr

una manciata di olive taggiasche denocciolate

olio evo, sale

erbe aromatiche, potete scegliere tra: basilico, maggiorana, santoreggia, erba cipollina, e in quantità piccole, perchè altrimenti sarebbero prevalenti: nepetella, menta, timo

erbe selvatiche: portulaca, rucola, aglio selvatico, caccialepre e, se siete al mare ed avete voglia di farvi una piacevole passeggiata per raccoglierle, finocchio marino, foglioline di cappero, ruchetta marina.

Ovviamente non è necessario mettere tutte queste erbe aromatiche e selvatiche, vi ho elencato quelle adatte, voi utilizzate quelle che avete a disposizione, a seconda di dove siete.


La portulaca d'estate la metto in tutte le insalate, tra l'altro è molto ricca di omega 3.
Tra i numerosissimi agli selvatici quello di cui si possono usare ora le foglie è l'Allium lusitanicum, una varietà molto ornamentale e resistente alla siccità.

Per la buona riuscita di questa insalata molto semplice è indispensabile utilizzare ingredienti di buona qualità: i pomodori posibilmente di una varietà antica, questi ad esempio sono cuore di bue "Eraldo", che hanno la caratteristica di maturare tantissimo senza sciuparsi, oppure uso il cuore di bue "goccia d'oro", tipico del cuneese, dal gusto eccezionale. Le olive sono taggiasche, perchè qui non è facile trovare olive greche di buona qualità.

Tagliate a cubetti i pomodori e la feta, spezzettate le erbe, condite con poco olio e sale, ed ecco pronto un piatto fresco e molto salutare.

mercoledì 20 giugno 2012

Ramarro


L'altra sera, tornando a casa a piedi dal vivaio, ho visto un bellissimo  ramarro sulla catasta di legna del vicino. Sono corsa a prendere la macchina fotografica, temendo comunque di non trovarlo più, invece era ancora lì, si è lasciato fotografare e poi è andato via.
Per fortuna Lucifero, oltre ad avere un carattere dolcissimo, ha l'abitudine di andare a caccia solo di notte, per cui non cattura gli animali diurni e in giardino  abitano i ramarri e molti uccellini (anche perchè in questa zona si fa pochissimo uso di pesticidi).

Lucifero

domenica 10 giugno 2012

Le ajucche della Valchiusella, erba buonissima e poco conosciuta


L'altro giorno, quando stava già quasi facendo buio, sono riuscita a fare un giro veloce a Fondo per scattare qualche foto dei prati fioriti.

prato con bistorta, ajucche, margheritoni, geranium, ranuncoli

 Ne ho fatte solo poche, vicino al paese, perchè per una passeggiata più lunga era tardi, ma l'atmosfera che c'era era veramente deliziosa. La cosa che come al solito è difficile descrivere è il profumo stupendo che hanno i prati in questa stagione: qui era simile a quello del miele.


Come vi ho già detto nella valle si è mantenuta nei secoli la tradizione di mangiare tantissime erbe, che in altre parti d'Italia è andata in buona parte perduta.


 In particolare i phyteuma, che qui sono così apprezzati, crescono in tante zone del Nord Italia, ma ad esempio sull'appennino Tosco Romagnolo quasi nessuno li conosce e non sono presenti nella cucina tradizionale locale.
Le varietà di phyteuma sono molte, le più frequenti in valle e usate in cucina sono il Phyteuma betonicifolium e lo spicatum.

phyteuma spicatum a fiore verde-bianco, tipica dell'Appennino

Se non le conoscete vi conviene imparare ad identificarle in questa stagione, in cui si riconoscono facilmente per i caratteristici fiori. Nello spicatum sono di colore verde-bianco, lilla o blu-viola a seconda della sottovarietà.

Phyteuma betonicifolium, notate le foglie più lunghe e strette

Pare che sia quest'erba la "saliunca" di cui parla Plinio, dicendo che se ne cibavano i Salassi, l'antica popolazione celtica che abitava la valle prima dell'arrivo dei Romani.
Queste nostre erbette in montagna crescono nei prati umidi, in collina nei boschi luminosi, al margine tra il prato ed il bosco,  sotto le siepi, lungo i sentieri ombrosi.
Essendo molto graziose sono adatte anche ad essere coltivate in giardino.

Tutta la pianta è commestibile: i fiori, le foglie e le radici (che non ho mai assaggiato).
Tradizionalmente si usano le foglie ed i boccioli appena spuntati per preparare la zuppa, nelle frittate e come verdura cotta. A me piacciono molto anche le giovani foglie in insalata.
 
In primavera in tutti i ristoranti della valle si trova la zuppa di aiucche: viene preparata disponendo uno  strato di pane casereccio, uno di abbondanti ajucche bollite, uno di toma d'alpeggio stagionata (ripetendo tre-quattro volte gli strati) e coprendo il tutto con l'acqua di cottura delle erbe.
Si può irrorare con burro in cui è stato fatto rosolare timo serpillo.
In una versione viene servita semplicemente così, in un'altra è passata a gratinare in forno finchè l'acqua non è completamente assorbita.
Alcuni cuocciono le ajucche nel brodo di carne o aggiungono fettine di lardo o aglio, ma io preferisco la versione più semplice, che penso sia quella più antica.

giovedì 31 maggio 2012

I fiori commestibili


La varietà alimentare ritengo che sia importantissima per la salute, e di questa varietà fanno parte anche i fiori,  che inoltre rendono le preparazioni in cui sono usati particolarmente attraenti.
Per questi motivi li uso da più di vent'anni e, al di là della moda che non mi interessa,  vi consiglio di provarli.


I fiori che preferisco in cucina sono quelli profumati e dolci, che danno una forte caratterizzazione alla preparazione in cui si usano e non sono solo una decorazione: rose, viole odorate, fiori di robinia, glicine, i fiori delle aromatiche, sambuco, gelsomino e, per chi ha la fortuna di abitare al Sud, i fiori d'arancio.
Altri fiori hanno diversi gusti caratteristici, di cui si deve tener conto quando si usano in cucina: piccante il nasturzio ed il crescione, acidulo i fiori dell'albero di giuda, un pò amaro il tarassaco ed il lillà.
Oltre ad essere molto belli da vedere possiedono spesso le virtù terapeutiche della pianta, come ad esempio nella malva o nella lavanda.
Il loro uso era comune in epoche passate, presso i Romani, nel Medio Evo, nell'Inghilterra rinascimentale, e lo è tuttora in altri paesi ad esempio in Nord Africa e Medio Oriente, nell' Europa dell'est ed India.
Nella tradizione della cucina italiana si usavano solitamente i fiori di robinia, di sambuco, di zucca e di borraggine fritti in pastella. Altri usi li troviamo solo a livello locale in piccole zone, come lo sciroppo di rose in Liguria.

Questo non è l'elenco di tutti i fiori commestibili, ma solo di quelli che uso io, della cui commestibilità sono sicura: in alcuni siti ne ho visti anche altri, ma non ho trovato dati sufficenti sulle loro caratteristiche, oppure non mi piacciono e quindi non ve li consiglio.

Fiori di piante spontanee:

colombina (Scabiosa columbaria)
primula
viola
dente di cane (Erytronium dens-canis)
raperonzolo (Campanula rapunculus)
epilobio (Epilobium angustifolium)
salcerella (Lytrum salicaria)
salvia dei prati (Salvia pratensis)
alliaria
rucola
robinia (Robinia pseudoacacia), non è autoctona, ma è diffusissima
sambuco
calendula selvatica (Calendula arvensis)
matricaria
camomilla dei tintori (Anthemis tinctoria)
achillea
carota selvatica
erba limona (Melittis melissophyllum)
borraggine
ajucca (Phyteuma ssp)
tutte le aromatiche selvatiche (menta, timo, finocchio, rosmarino, salvia, issopo, erba cipollina, etc)
agli spontanei
cicoria
cappero
crescione dei prati (Cardamine pratensis)
crescione d'acqua (Nasturthium officinalis)
malva (Malva sylvestris, malva moschata, malva alcea)
altea (Althaea officinalis)
albero di giuda (Cercis siliquastrum)
vedovina (Knauthia arvensis)
alisso marino
margherita
tarassaco
trifoglio



Fiori di piante da giardino:

tutte le rose     tutte le viole      crisantemi       dalie     nasturzio      lillà      papavero di California       calendula         arancio             girasole           glicine       lavanda                camomilla 

                                                           


Oltre all'ovvio consiglio di non usare fiori trattati con pesticidi, non mangiate assolutamente quelli della cui commestibilità non siete sicuri: alcuni sono velenosissimi, addirittura mortali come ad esempio il colchico e l'aconito, normalmente coltivati nei giardini.
Tenete anche conto che la stessa pianta può avere alcune parti velenose ed altre no, non date per scontato che se sono commestibili i fiori lo siano anche le foglie o i frutti e viceversa: della robinia e del glicine si usano solo i fiori, le altre parti sono tossiche, come del pomodoro si possono mangiare solo i frutti.

Io trovo preziosi i fiorellini delle aromatiche e vi consiglio di provarli: visti sulla pianta sembrano piccoli ed insignificanti, invece messi sulle pietanze sono molto graziosi ed hanno lo stesso aroma delle foglie. In particolare vi segnalo quelli del finocchio selvatico, dal gusto molto intenso, che sbocciano proprio d'estate, quando le foglie sono diventate dure e inadatte da utilizzare, e quelli dell'issopo che fioriscono per un periodo molto lungo, fino all'autunno, e con il loro colore blu-viola (raro fra i fiori commestibili) creano un gradevole contrasto con i rosa e l'arancio di tanti altri fiori.



mercoledì 16 maggio 2012

Il dolce alla menta e cioccolato di Valentina




Siccome in questo periodo non riesco a cucinare neanche per me, e le rare volte che preparo qualcosa di corsa non ho certo il tempo di fotografarla, vi pubblico la ricetta di questo dolce buonissimo che mi ha portato la mia amica Valentina di Rimini, che mi è venuta a trovare e mi ha raccontato che sta traslocando in montagna, in un posto stupendo, sul monte Petrano, nelle Marche. Sono curiosissima di andare da lei a vedere la vegetazione di quella zona, che non conosco.
A me non piacciono particolarmente i dolci, ma questo era talmente buono che l'ho mangiato anch'io.
L'accostamento abbastanza usuale della menta col cioccolato quì è particolarmente ben riuscito, vi consiglio di provarlo.



Ingredienti:
500 g di farina 0
150 g di zucchero
3 uova
250 ml di panna
un bicchiere di latte
mezzo bicchiere di sciroppo di menta
una bustina di lievito per dolci
una manciata di gocce di cioccolato fondente (o di cioccolato a pezzettini)
5 gocce di olio essenziale di menta piperita


Procedimento:
Scaldare il forno a 180° e rivestire uno stampo da plumcake/pancarré con carta forno bagnata e strizzata.
Mescolare in una ciotola alta farina, zucchero e lievito a secco.
Aggiungere le uova, lo sciroppo e la panna quindi fare gocciolare l'olio essenziale direttamente dentro la panna.
Amalgamare bene con una frusta aggiungendo il latte un po' alla volta fino a ottenere un composto cremoso e liscio (può bastare meno latte o può volercene un po' di più).
Aggiungere le gocce di cioccolato e mescolarle nel composto, quindi versare il tutto nello stampo.
Sulla superficie dell'impasto, tracciare una riga con il taglio del cucchiaio: il dolce in forno crescerà con una bella crepona in cima.
Abbassare a 160° la temperatura del forno ed infornare il dolce, cuocendolo per circa un'ora e un quarto. E' cotto quando suona a vuoto dando colpetti sulla superficie e la crepona risulta asciutta.

L'ho dovuto fotografare subito, perchè lo stavano mangiando a grande velocità.

 

martedì 8 maggio 2012

Un' aromatica per l'ombra: la finocchiella (Myrrhis odorata)


Un pò di tempo fa parlavo con Rossana del vivaio Millefoglie di come i clienti che hanno un giardino ombroso si considerino svantaggiati e arrivino da me pensando di non potere piantare niente di bello: la stessa cosa succede anche a lei, e ci stupiamo perchè non è affatto così, ma probabilmente in molti garden  si sentono proporre solo le begoniette, le piantine di vetro e le ortensie (le ortensie pù comuni, non quelle bellissime di Paoli e Borgioli).
Invece avere un terreno all'ombra non è affatto un handicap, le piante che si possono mettere sono numerosissime e altrettanto belle di quelle per un'esposizione soleggiata, anzi io personalmente prediligo i giardini ombrosi.
Un'erba aromatica adatta per questi giardini e poco conosciuta è la finocchiella. E' un'ombrellifera, con foglie leggere simili a quelle della felce, dal profumo che ricorda il finocchio selvatico e l'anice. In natura si trova sulle Alpi e sull'Appennino Settentrionale. Non è molto comune, ma nei boschi dove cresce  forma a volte distese grandissime.
La germinazione di questa pianta è molto difficile. Io l'avevo seminata col seme fresco in agosto e pensavo che non spuntasse più, quando, tornando dalla Romagna all'inizio di aprile ho trovato che era nata tutta. Pe me la riuscita di una semina difficoltosa è una delle maggiori soddisfazioni e, nonostante i problemi che ho in questo periodo, mi ha messo di buon umore per diversi giorni. Tra l'altro mi era nato anche molto buon enrico, che è più facile, ma non avendo ancora provato a farlo non lo sapevo .
Per la maggior parte delle erbe spontanee non esistono protocolli di semina e di crescita che ti dicono esattamente come trattarle, come per quelle coltivate,  e quindi è necessario fare esperimenti in diverse condizioni, finchè non si trova quella giusta.
In questo caso devo ringraziare Flavio dei Vivai Valdostani per i suoi consigli.
I semi me li ha dati invece Mauro Vaglio, uno dei migliori esperti d'erbe d'Italia. 




Scusate se ho divagato un pò, tornando alla nostra finocchiella, le sue foglie si usano per aromatizzare insalate, frittate, ripieni, formaggi freschi, macedonie, ed in qualsiasi altra preparazione dove stia bene il gusto di finocchio selvatico.
Le radici si mangiano in insalata, lessate o crude affettate sottilmente.
I semi ancora verdi si usano come i pinoli o i pistacchi.
Radici e semi servono anche per aromatizzare liquori.

Si coltiva in terreno leggero( se il vostro non lo è arricchitelo con terriccio di foglie), che va mantenuto umido, ma senza ristagni d'acqua. D'autunno è bene coprirla al piede con del fogliame perchè anche se in natura cresce in luoghi freddi, solitamente d'inverno è coperta e protetta dalla neve.
Dimenticavo: diventa alta circa 1 metro, tenetene conto!!

sabato 21 aprile 2012

Primavera in Valchiusella



E' tantissimo che non riesco ad aggiornare regolarmente il mio blog, perchè sono sempre su e giù dalla Romagna al Piemomte, a seguire i problemi di salute di mia mamma e tutte le faccende collegate da sistemare. Ecco almeno alcune foto: i bellissimi verdi della stagione, i fiori ed i profumi sono una cura per lo stress.


La neve sulla Bella Addormentata è tornata fino a bassa quota.

 
Questo è il prugno in fondo alla mia serra, una meraviglia: ogni soffio di vento fa cadere una pioggia di petali e spande nell'aria un profumo di miele delizioso.


Nel nostro piccolo bosco che stiamo pulendo sono nati moltissimi fiori. Ecco l'acetosella, le viole e gli anemoni.


 

martedì 27 marzo 2012

Raccogliere le erbe nell'uliveto

Luciana sta raccogliendo la silene

 E' tantissimo tempo che non riesco più a scrivere niente, sono stata fagocitata dai gravi problemi di salute di mia madre e sono in Romagna, lontana dal mio vivaio e dalle mie amate piantine.
L'altro giorno però mi sono presa qualche ora per me e sono andata a fare un giro nell'uliveto della mia amica Luciana (che come me è molto più bella dal vero che in foto).



Luciana fa parte degli esperti di erbe con cui scambio sementi, piantine, informazioni, ricette, scoperte, perchè in questo campo c'è sempre qualcosa di nuovo da imparare, ed è l'aspetto più divertente del mio lavoro. Quasi tutte le piante più interessanti che ho mi sono state date da appassionati, perchè trovare sementi in commercio è veramente difficile.
Abbiamo raccolto giovani papaveri e crespigno in un campo vicino, e la silene ed il caccialepre nell'uliveto.


Appena sono arrivata a casa ho avvolto le erbe in un canovaccio bagnato e leggermente strizzato e le ho messe in una dispensa fresca. Questo è il sistema migliore per conservarle per alcuni giorni. Va bene anche metterle in robusto sacchetto di carta e poi bagnarlo. Fate attenzione che il canovaccio o il sacchetto non asciughino, in tal caso bagnateli nuovamente. Se sono un quantitativo piccolo potete poi mettere il vostro sacchetto in fondo al frigorifero.


papaveri ed il crespigno li ho fatti  poi saltare con l'aglio ed accompagnati con la piadina.


 L'uliveto della Luciana è un posto magico, fuori dal tempo, con una vegetazione estremamente varia ed interessante.

 Ora stanno spuntando i primi fiori: anemoni, calendula selvatica, muscari.
Fra un pò sarà uno stupendo arazzo di innumerevoli varietà, fra cui tantissime orchidee.


Ecco i muscari selvatici ed uno dei rosmarini dell'uliveto.

silene(Silene vulgaris)


caccialepre (Reichardia picroides)
Questi sono la silene ed il caccialepre che abbiamo raccolto.
Luciana in questo paradiso tiene cosi di riconoscimento ed uso in cucina delle erbe spontanee.




martedì 21 febbraio 2012

Le lepri danzano alla luna piena


Alcuni vecchi racconti dicono che le lepri, nelle notti di luna piena, danzano in cerchio nelle radure.
Vi racconto una storia, piuttosto insolita, che mi è successa molti anni fa.
Un giorno un mio amico mi portò una leprina piccolissima, facendo un raffronto con i coniglietti che avevo spesso visto doveva avere 2-3 giorni: l'aveva trovata sulla finestra del suo ufficio a Leinì, nell'interland torinese. Come potesse essere stata portata lì non siamo riusciti a spiegarcelo, ma lui, invece di lasciarla morire, aveva deciso di fare il tentativo di affidarmela. L'ho nutrita subito con latte diluito con acqua, dandoglielo con un contagocce, ed ho avuto la netta sensazione che per sopravvivere non avesse bisogno solo di cibo, ma anche della vicinanza e dell'energia di un animale adulto.
Io allora di lavoro facevo la pittrice, per cui rimanevo per molte ore ferma, quindi ho deciso di infilarmela dentro la maglia, anche perchè avevo scoperto che le lepri intanto che si nutrono solo di latte non sporcano. Così la tenevo addosso a me per gran parte della giornata. Non so se sia stato per questo motivo, comunque la lepre, contrariamente a tutte le previsioni, era sopravvissuta e godeva di ottima salute.
Di notte stava nella mia camera, al riparo dai predatori. Una notte ci siamo svegliati sentendo un suono ritmico molto forte e non capendo da dove veniva: non era possibile che fosse la lepre, così piccola!! Invece abbiamo visto che era proprio lei, che danzando batteva le zampe sul pavimento di legno, creando una musica bellissima, non dei rumori casuali, ma un ritmo estremamente armonico e complesso. Era talmente magico e piacevole che non ci siamo nemmeno dispiaciuti per essere stati svegliati in piena notte. Questo episodio si è ripetuto le altre tre notti successive che, non so se casualmente o no, erano proprio quelle intorno alla luna piena.


da prisolafelice.forumcommunity.net

Poi la lepre è cresciuta e, appena abbiamo valutato che sapesse cavarsela da sola, l'abbiamo liberata in un bellissimo prato ai margini di un bosco, perchè gli animali selvatici è giusto che vivano liberi.
Da questa  storia mi sono resa conto che noi crediamo di sapere tutto sulla natura, avendo letto e guardato documentari, ma chissà quanti aspetti ci sono sconosciuti e quante sorprese magiche ci può ancora riservare!


giovedì 16 febbraio 2012

Una siepe per gli uccellini (e per noi!)

bacche di rosa

Probabilmente sarà perchè è ancora pieno inverno e qui è tutto coperto di neve, quest'anno ho una gran voglia di piante da bacche, che mi devo assolutamente procurare.
Nel terreno della casa dove abito c'è una siepe di biancospino, ed ho deciso di aggiungerci degli altri arbusti di quelli spontanei che per l'appunto si usavano nelle siepi miste in campagna.

www.publicdomainpictures.net
 D'inverno cosa c'è di più bello delle bacche rosse o arancio per illuminare il grigio dei lunghi mesi freddi del Nord? Col bianco della neve o della brina sono uno spettacolo ancora più bello.


Le siepi di questi arbusti offrono poi riparo e nutrimento agli uccellini(che sono tornati nel mio ristorante), infatti oltre ai piccoli frutti vi si trovano una gran quantità di insetti. Inoltre i rami sottili, fitti e spinosi forniscono una valida protezione dai predatori.
Se non avete un giardino abbastanza grande potete fare un gruppo di 3-4 cespugli, in modo da creare un luogo comunque riparato.

prugnolo da picasaweb.google.com

 Ecco l'elenco delle piante autoctone adatte ad una siepe di altezza media: Rosa canina (o altre varietà di rosa spontanea), prugnolo(Prunus spinosa), biancospino(Crataegus monogyna), azzeruolo(Crataegus azarolus), crespino(Berberis vulgaris), rovo(Rubus spp), viburno(Viburnum opalus), corniolo(Cornus mas), sanguinello(Cornus sanguinea), frangola(Alnus frangula), ligustro(Ligustrum vulgare), evonimo(Evonimus europaeus).
L'elenco non è completo, me ne sarò sicuramente dimenticata qualcuna, poi ci sono anche molti piccoli alberi adatti se avete abbastanza spazio.
Non è necessario che le mettiate tutte, scegliete quelle che preferite, l'altr'anno, andando a more, ho visto ad esempio una siepe naturale di rovo, prugnolo e rosa canina in settembre: era davvero uno spettacolo.

fiori di prugnolo da www.actaplantarum.org

Oltre alle bacche per gli uccellini, e quelle di alcune specie commestibili anche per noi, i nostri arbusti ci regaleranno anche bellissime fioriture scalari da febbraio a luglio, ed alcuni forniranno nettare prezioso alle api ed alle farfalle: il prugnolo ed il rovo sono fra le piante che non dovrebbero mancare mai in un giardino delle farfalle.

fiori di crespino da www.actaplantarum.org

Ovviamente non vi posso descrivere ora tutte queste piante, verrebbe un post troppo lungo, ma ve ne parlerò man mano.
In uno degli ultimi post vi ho parlato dell'azzeruolo, ora vi racconterò del crespino.
La settimana scorsa sono andata al Parco delle Acque Minerali a Imola ed ho visto il crespino selvatico. E' stato un colpo di fulmine, me ne sono innamorata. Così carico di bacche sullo sfondo della neve non mi era mai capitato di vederlo: i piccoli gruppi di frutticini disposti a distanza regolare lungo tutto il ramo leggermente arcuato sembravano pendenti di preziosi gioielli.

bacche di crespino da www.actaplantarum.org

Ma quando ho scattato la prima foto mi sono accorta che avevo lasciato a casa nel computer la memory card!!
Vi potete immaginare la mia rabbia, sono però così entusiasta di questa pianta che ho deciso di parlarvene comunque prendendo a prestito le foto.
Incontrare il crespino andando in giro in campagna è molto difficile, perchè è stato distrutto sistematicamente essendo una pianta ospite della ruggine del grano. Tra l'altro la principale fonte di diffusione della ruggine sono le stoppie del grano stesso, quindi ci si è poi resi conto che eliminare tutti i crespini non era servito a niente. Anche nei giardini non lo si vede, perchè gli sono stati preferiti berberis di varietà giapponesi o di altre parti del pianeta, che non hanno però la sua grazia e spesso sono sempreverdi, mentre invece la cosa più bella di questa pianta sono proprio le bacche sui rami spogli.


Il crespino va piantato in una posizione soleggiata e cresce bene anche al Sud.
I suoi piccoli frutti(lunghi circa 1 cm) sono commestibili, di gusto acidulo:  si possono aggiungere alle insalate e vengono usati per farne marmellate assieme alle mele e nel risotto, potete divertirvi a trovare altri modi di cucinarli. Contengono vit. C.
Tutta la pianta è usata in erboristeria per le sue proprietà di tonica, febbrifuga, antisettica, astringente, ipotensiva.

venerdì 3 febbraio 2012

Neve


Qui nevica da diversi giorni. Io ho spalato una gran quantità di neve per coprire le piantine sotto al tunnel per proteggerle  in vista delle temperature bassissime previste per i prossimi giorni. Adesso mi godo la nevicata dalla finestra, seduta davanti alla stufa a legna accesa a scrivere e a guardare gli uccellini che vanno al ristorante che ho allestito sotto al cedro, dove il terreno è quasi libero dalla neve.

Questa forse è una cincia


Per primi sono arrivati i pettirossi ed i merli, poi tantissimi altri che non conosco, c'è un via vai continuo.

gazze?
Non ho fatto una mangiatoia rialzata perchè Lucifero, l'unico gatto che c'è sul territorio, gli uccellini non li guarda neanche. I prossimi giorni la neve non si scongelerà, impedendo a questi animali di trovare cibo, per cui corrono il rischio di morire di fame, anche perchè con l'agricoltura industriale sono scomparse le siepi e tante piante che fornivano loro nutrimento. Se potete aiutateli anche voi, facendo solo attenzione a non dare loro cibi salati o piccanti perchè non li tollerano.