giovedì 22 dicembre 2016

Radici di tarassaco lattofermentate


E' da tantissimo tempo che non sono riuscita a scrivere nel mio amato blog, ma ora sto meglio e sono nuovamente qui.
Nel frattemo però ho studiato, e mi sono fatta affascinare dal mondo dei cibi che usavano i nostri antichi progenitori nel paleolitico(che sono una cosa completamente differente dalla dieta paleo!), dagli usi dei Nativi Americani (anche se avevano piante diverse dalle nostre, penso che la loro alimentazione fosse molto simile a quella dei nostri cacciatori-raccoglitori), dalle tradizioni sulle piante commestibili sopravvissute in alcuni paesi, come ad esempio la Polonia.
Lo sapevate che sono stati trovati siti di popolazioni paleolitiche che, a differenza dei successivi agricoltori, erano molto alti e longevi? Queste loro caratteristiche pare fossero dovute alla grandissima varietà alimentare. Anche i Nativi Americani avevano una vita molto lunga e non soffrivano di tante nostre malattie, sempre a causa della incredibile quantità di cibi di cui si nutrivano, ma invece di imparare da loro abbiamo pensato bene di sterminarli e distruggerne la cultura.
Io pensavo di essere un'esperta di erbe, ma ho scoperto un mondo vastissimo che non conoscevo: altre radici, bacche, corteccie, pollini, gemme, amenti, boccioli, semi, foglie, steli.
E la lattofermentazione, che come saprete è un sistema antichissimo per conservare i vegetali, che invece di impoverirli li arricchisce di enzimi, vitamine e batteri benefici.
E' il sistema con cui si conservano i crauti, ma si possono fare anche tante altre verdure e parti di piante selvatiche.
Da noi è caduto in disuso da molto tempo, ma per fortuna si è mantenuto in alcuni paesi, specialmente del Nord e nell'Est dell'Europa, ed ora lo si sta recuperando.
Su internet troverete infatti una quantità infinita di siti che ne parlano.
Io sto sperimentando la fermentazione delle piante selvatiche: ora in particolare, poichè è la stagione giusta, quella delle radici.








Questo è il momento migliore per raccogliere le radici, perchè hanno accumulato le sostanze di riserva della pianta, ma allo stesso tempo sono spesso ancora individuabili facilmente: ad esempio il tarassaco, dove abito io, in gennaio non si troverà più, perchè il gelo avrà bruciato le foglie.
Quindi conviene fare ora la scorta per l'inverno.



Per prima cosa ho tolto le radici dal terreno con la vanga, le ho pulite dalla terra e dalle foglie estene, poi le ho lavate, spazzolate e tagliate a pezzetti.
Nel frattempo ho fatto sciogliere in acqua calda non clorata un cucchiaio di sale integrale (30 gr) per litro e l'ho lasciata raffreddare.



Ho disposto in un vaso sterilizzato i pezzi di radice, li ho coperti con una foglia di cavolo, messo l'acqua salata e fermato il tutto con due pezzi di rametto di vite, in modo che rimanesse sotto il livello dell'acqua. Questo è fondamentale, se delle parti rimangono sopra l'acqua ammuffiscono, compromettendo la preparazione.



Ora starà nella credenza della cucina al caldo e al buio per una settimana-dieci giorni, poi lo metterò in una dispensa fresca.
Le radici di tarassaco sono adatte anche da conservare in misti con altre verdure, ad esempio con cavolo cappuccio o cavolfiore, carote, foglie di finocchio marino, sedano rapa.



3 commenti:

  1. Molto interessante la fermentazione di piante selvatiche!
    Com'è andata con il corso!

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  2. Hai provato a fermentare anche le foglie di tarassaco? Come vengono?

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